domenica 20 marzo 2011

Alzati e Corri - Galeotto fu l'incontro

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo Galeotto fu l'incontro
    
La Roma-Ostia era stata per me fonte di grande soddisfazione, ma il dolce sapore di quel successo aveva al contempo combinato un vero e proprio "disastro" perché aveva generato un salto di qualità rispetto alla mia passione per la corsa.
 
Ormai ero completamente entrato "in fissa" per questo sport e le mie partecipazioni alle gare si facevano più frequenti. Mi sentivo sempre più integrato con il mio team e questo rendeva ancora più divertente la mia partecipazione alle gare. Il pre-gara e il post-gara sono due importanti momenti di socializzazione che creano un clima di grande coinvolgimento. Cominci a sentirti un elemento importante del gruppo e quindi quando decidi di non partecipare a una gara ti sembra quasi di tradire i tuoi compagni. Nella Podistica Solidarietà esiste poi una relazione diretta tra premi di società vinti e donazioni effettuate e quindi la partecipazione a una gara è qualcosa di più di una questione sportiva, diventando di fatto una questione solidale. Infatti i premi di società vengono vinti secondo un criterio quantitativo di partecipazione e, in alcuni casi, un atleta in più o in meno può fare la differenza. Sapere che la tua corsa può trasformarsi in una "donazione" a un'associazione con finalità benefiche rappresenta una grande motivazione.
   
In ogni caso la "febbre della Roma-Ostia" aveva generato in me la voglia di pormi un nuovo obiettivo ambizioso e sfidante, un obiettivo che mi permettesse di vivere ancora quelle emozioni che avevano preceduto la mia partecipazione alla mezza maratona più prestigiosa d'Italia. 
 
Tre settimane dopo la Roma-Ostia a Roma si correva la Maratona di Roma, la più importante manifestazione italiana sulla distanza di 42.195 metri. Venni completamente "catturato" dal vortice di emozioni dei miei compagni di squadra e passai ogni momento libero a "navigare" nell'area social del sito della Podistica Solidarietà, leggendo tutti i commenti che riguardavano la Maratona di Roma. In modo particolare ero affascinato dai commenti inseriti dagli esordienti sulla distanza, i quali mostravano di essere in preda alla stessa "febbre" che mi aveva colpito prima della Roma-Ostia.
 
Questa volta però fui sufficientemente saggio da non lasciarmi coinvolgere al punto di giocare di azzardo e di buttarmi in quell'avventura. Folle sì, ma non fino a quel punto. In quei giorni maturai però la certezza che prima o poi avrei corso una Maratona. Non sapevo quando, non sapevo come, ma dovevo farlo, perché quella era la "madre di tutte le corse".
 
In prossimità di quella manifestazione alcuni atleti della nostra società avevano organizzato un incontro per trattare il tema della partecipazione alla Maratona da punti di vista diversi, in modo particolare dal punto di vista della preparazione atletica necessaria e dal punto di vista della preparazione mentale. Non me lo feci ripetere due volte e aderì immediatamente all'invito ricevuto via mail. Avevo bisogno di capire meglio cosa significasse realmente partecipare a una Maratona. Arrivai all'appuntamento carico di curiosità e mi ritrovai ad ascoltare gli interventi dei relatori con estrema attenzione. Sapendo di essere un "corridore di testa" e non "di gambe", venni completamente catturato dagli interventi di natura mentale e dalle vivaci discussioni che esse scatenarono. La relazione sulla preparazione atletica risultò invece scoraggiante perché secondo il relatore la partecipazione a una Maratona prevedeva un programma di allenamento che mi sembrava troppo difficile per le mie possibilità e anche per il tempo a mia disposizione.
  
Nonostante questo particolare aspetto, quando uscii dalla sala e ripresi la via di casa, ebbi la sensazione che uno strano ghigno si fosse scolpito sulla mia faccia. Ripassavo mentalmente i contenuti della relazione di Francesca, la psicologa che aveva trattato il tema della preparazione mentale, e mi sentivo sempre più attratto dall'idea di partecipare a una Maratona. Galeotto fu quell'incontro.
 
Domenica 20 marzo, il grande giorno della Maratona di Roma, mi alzai di buon ora e mi recai all'appuntamento dei nostri maratoneti, sulla scalinata di Colle Oppio, per vivere insieme a loro le grandi emozioni che circondavano questo evento. Non c'è miglior modo per ammalarsi che recarsi a un appuntamento con centinaia di persone malate e che fanno di tutto per trasmettere il loro virus, persone che non usano alcuna precauzione nei confronti dei loro amici ancora sani.
 
La Maratona è una grande festa di popolo e quindi è difficile non lasciarsi coinvolgere da questo tipo di manifestazioni. Fu così anche per me. Quando lasciai l'area della Maratona per tornare a casa ero ormai in preda alla "febbre della domenica mattina" e dentro la mia testa le domande che iniziavano con "se" avavano già ricevuto la loro risposta. Nella mia testa era rimasta una sola domanda, molto secca e puntuale: "Quando?". 
     
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