lunedì 23 maggio 2011

Alzati e Corri - La Paciotta

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo La Paciotta
  
Ci sono persone che se non ci fossero andrebbero inventate, e sono quelle persone in grado di fornire energia vitale al nostro ecosistema, che come tutti gli ecosistemi è fatto di elementi che producono energia, di elementi che la consumano, e di elementi che non fanno né una né l'altra cosa. Nessun ecosistema, specialmente di carattere sociale, potrebbe sopravvivere a lungo senza elementi in grado di trasmettere agli altri la loro energia.

Una società podistica evidentemente non può sfuggire a questa logica. Parlare del presidente Pino Coccia lo trovo quasi scontato, perché sono convinto che senza di lui la Podistica Solidarietà, almeno nelle forme in cui l'ho conosciuta, non sarebbe mai esistita, e quindi anche questa mia particolare esperienza avrebbe certamente avuto un corso diverso.
  
In questo capitolo mi piace però parlare di un altro "fornitore" di energia vitale, che ebbe un'influenza su questa mia personale avventura. Sto parlando di Daniela Paciotti, per tutti "la Paciotta", una ragazza imprigionata nel corpo di una donna matura.  

La Paciotta era un "pozzo" di energia vitale da cui si poteva attingere a piene mani quando ne avevi bisogno, in modo particolare, quando ti assalivano i dubbi, quando ti chiedevi se la tua decisione di lanciarti in un’avventura apparentemente più grande di te, fosse stata una decisione avventata. In quei momenti la Paciotta, con il suo esempio, rappresentava un’implicita forma di rassicurazione. Non c’era ostacolo che non si potesse affrontare, non c’era distanza che non si potesse superare, un passo dietro l’altro e soprattutto con il sorriso sulle labbra.

La determinazione e la tenacia erano le caratteristiche principali della versione podistica di Daniela, quelle che metteva in evidenza in ogni gara, quelle che potevi immediatamente percepire quando la osservavi in azione. Ma il “vero trucco” della paciotta era quello di esprimere tutto questo con passione e gioia di vivere.

Osservare Daniela in azione era nel mio caso un modo di guardarmi dentro alla ricerca di nuove risorse motivazionali, alla ricerca di quella convinzione che può moltiplicare le forze di una persona, alla ricerca di quelle paroline chiave che a volte sono riuscite addirittura a cambiare le sorti della storia: “si può fare”.

La notizia straordinaria per me era che anche la paciotta aveva deciso di "gettare il cuore oltre l’ostacolo” e di iscriversi alla Maratona di Firenze, dove avrebbe realizzato il suo esordio sulla distanza di 42.195 metri.

Da lì, fino a quel fatidico 27 novembre, ogni volta che un dubbio sarebbe affiorato nella mia mente avrei attinto al mio pozzo di energia per rassicurare me stesso e ripetermi le paroline magiche: “si può fare”.

La Maratona di Firenze sarebbe diventata la Maratona di esordio anche per altri due amici Cristiano Giovannangeli e David Kevorkian, il toscano. Loro però erano podisti doc, di quelli più seri, in grado di programmare la loro avventura in modo più razionale di quanto lo avremmo fatto io e la paciotta.

Io e la Paciotta avremmo puntato tutto sulle emozioni, le ali che ci avrebbero portato al traguardo di questa sfida.
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